La rivoluzione delle Accademie
Prima dell’Unità, l’Accademia Clementina di Bologna cerca di mantenere vivi e alimentare i principi della conservazione. A tal proposito viene abolito l’Alunnato romano che costituiva l’unica possibilità di aggiornamento per i giovani studiosi. Quello che si mantiene e si continua a trasmettere è lo stile “clementino”, che dà interessanti risultati in tutti quei rami dell’attività artistica che chiamiamo minori, comela prospettiva, la scenografia e la decorazione.
Comunque, dal 1845, anno della morte del presidente dell’Accademia marchese Antonio Bolognini Amorini, sono da riscontrarsi, da parte delle successive direzioni,i seguenti tentativi di rinnovamento: 1. la decadenza degli accademici clementini e dei loro seguaci; 2. il riconoscimento del valore degli artisti Masini, Cocchi, Lipparini,Campedelli, Palagi, Tavolini e Ferri, considerati i veri “riformatori” dal cui insegnamento le giovani generazioni bolognesi possono andare nella direzione del “vero”come sta succedendo in Italia e in Europa; 3. la necessità di istituire anche a Bologna associazioni artistiche senza rigide regole di partecipazione, da parte degli artisti, alle esposizioni e che, nella logica del libero mercato, vedono nella sempre più egemone classe borghese una nuova e interessante committenza.
La soluzione a ciò è ravvisata nella Società protettrice delle Belle Arti voluta dalpresidente dell’Accademia marchese Carlo Bevilacqua nel 1853 e che soppianterà leannuali esposizioni accademiche nel 1856.
Dopo l’Unità, Bologna diventa l’accademia della regione Emilia, inglobandoquelle di Modena e Parma; vengono eliminate le esposizioni annuali, sostituite datriennali a carattere regionale.
La vecchia accademia era il referente per le commesse di opere monumentali e celebrative e, venendo a mancare lo strumento (l’esposizione annuale) di pubblicizzazione del prodotto artistico, perde tale funzione, che verrà assunta, per un certo numero di anni dalla Società protettrice, poi definitivamente dalle esposizioni nazionali, daiconcorsi curlandesi e da associazioni come la Francesco Francia e il Circolo Artistico.
Una istituzione privata nata nel 1825 che continuerà, anche dopo l’Unità, ad averefunzione educativa e di supporto all’accademia stessa, è il Collegio Venturoli. “Fondato con un cospicuo lascito dall’architetto Angelo Venturoli, il collegio accoglie,dal dodicesimo anno di età, i giovani che intendono dedicarsi all’attività artistica.Pur frequentando contemporaneamente l’Accademia, i giovani trovano all’interno del collegio un clima di maggiore libertà e apertura, alimentato anche dagli insegnanti che, come Serrazanetti per la pittura, seguono gli alunni all’interno dell’istituto. Non è infatti un caso che da detto collegio escano artisti della levatura di Luigi Busi,Raffaele Faccioli, Luigi Serra e Mario De Maria. Nel 1855 il collegio istituisce tra l’altro, con lascito di un facoltoso mercante, la Pensione Angiolini che permette ai giovani allievi di perfezionarsi negli studi. Dopo la soppressione dell’accademico Alunnato romano, è questa la prima possibilità di aggiornamento fornita dai giovani artisti bolognesi da un istituto cittadino.
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